Il blocco
-Pronto! -
La quinta di Beethoven nel cordless.
Aspetto che la musica finisca:
quando sarà terminata qualcuno risponderà.
I "Bam,bam,bam,bam" della sinfonia continuano, poi "clik".
Mia madre dorme nella sua poltrona davanti alla tv.
Torno al pranzo da preparare, oggi è martedì e il martedì di solito preparo pesto di primo e pollo di secondo.
Recupero dal frigo pinoli,aglio, parmigiano, pecorino,un formaggio morbido e naturalmente basilico.
L'olio dalla dispensa.
Un errore, avranno sbagliato numero,penso e pero' una piccola inquietudine si è sistemata in fondo a quel pensiero.
Mia madre abita con me da vari anni.E' ancora autonoma.Si prende cura della sua persona e rifà ancora il suo letto.
Al resto delle sue necessità pensiamo io e mio marito.Passa le sue giornate tra rimpianti e invettive.Parla spesso di mio padre che non c'è più e non c'è mai stato quando era vivo e ora che è morto abita nei suoi pensieri ancora più di prima.Telefona alle sue amiche del nostro paese d'origine.
D'origine per me perché è li che io sono nata, per lei è il paese d'adozione in cui è stata portata da mio nonno dopo la morte della nonna.Ora viviamo a Bari bellissima,antica città sul mare Adriatico.
Tutto il mio rapporto con lei nel corso della vita insieme è basato sul mio tentativo di consolarla delle sue perdite e di ascoltare il flusso continuo dei suoi pensieri espressi.
E' come se non riuscisse a tenere niente nella sua mente,come se avesse continuamente bisogno di buttare fuori la sua spazzatura mentale.Tutto ciò che è triste o rabbioso,i ricordi amari, si trasforma in invettive continue contro chiunque le dica anche una parola storta.E'come se fosse continuamente sull'orlo di un abisso di paranoia,ma di tanto in tanto un laccio provvidenziale la tirasse sulla solida terra.
Comunque deve essere proprio questo suo continuo liberarsi dell'immondizia di cui sopra,che la fa essere longeva e complessivamente in buona salute.Naturalmente questo effetto di longevità dovuto alla sua capacità continua di raccontarsi,è rinsaldato dalla scala centenaria di gradini di pietra antica ornata da una ringhiera di ferro battuto,a cui mia madre si sorreggeva salendo e scendendo varie volte al giorno nel corso della sua vita, portando la spesa,che faceva dal fruttivendolo, da Caterina la macellaia e da tutti i fornitori di cibo e casalinghi.
È anche certamente dovuto ai geni di famiglia.Qualunque effetto ha sempre varie cause.
Già!
Torna alla mente dai miei studi classici Giano Bifronte dei latini:una rappresentazione plastica che dice come le cose abbiano in effetti due volti.
Ma a me sembra,alla fine di tutto, che i volti di qualunque accadimento siano non due,ma molti di più.Forse tanti quanti sono gli osservatori.
-Pronto! -
Bam,bam,bam,bam
Bam,bam,bam,bam
Bam,bam,bam,bam
Bam,bam,bam,bam
Bam,bam,bam,bam
Click
Ho ascoltato come ipnotizzata.
Non può essere un caso.
È di nuovo martedì come l'altra volta.
Mia madre è seduta vicino al balcone del soggiorno,ma è come se fossi sola.
Ho una sensazione di straniamento.
-Mamma... -
-Tua zia mai che telefona, non ne parliamo dei figli,che so' pure nipoti miei! -
-Ma', non ricordi che zia Gianna ti ha telefonato domenica? -
-Non m'arricorde niente! -
-Ma come? Hai sempre avuto un'ottima memoria.Tutti i giorni racconti di tua madre,di tuo padre,di tua zia Giulia,che ti ha fatto da madre e di tutti quelli che ti vengono in mente e ora non ricordi, che l'altro giorno ha telefonato tua sorella? -
Silenzio
-Ma',esco. -
-Vado al supermercato,qui vicino.Torno presto. -
Esco per fare la spesa, non per cambiare aria.
Non sono sconvolta.
Quasi niente ormai mi sconvolge.
Pero' quelle due strane telefonate! Possibile che si tratti del solito scemo o scema,che non sa che fare di se stesso o di se stessa e rompe "i cabasisi" a qualcuno? Ma perché proprio a me? Una scelta a caso o mi conosce?
Non sono sconvolta,sono un po'incazzata però. Possibile che chiunque possa entrare in casa tua attraverso il telefono senza essere invitato?
-Basta,chi se ne frega!
Compro la focaccia.Nel reparto pane del mio supermercato c'è l'hanno veramente buona:alta, morbida,cosparsa di succulenti pomodorini.Ne hanno anche una versione in bianco con il rosmarino. Mio marito ha un'avversione per i pomodori e quindi per evitare,che vomiti nel piatto gli compro la focaccia bianca,che è ancora più alta di quella rossa e così morbida da sembrare pan di Spagna. Pare,parlo sempre di mio marito Ciccio,che da ragazzo sia stato invitato a pranzo dai vicini e sia tornato poi a casa sua con la nausea e i conati di vomito a causa di una esagerata quantità di sugo di pomodoro quasi crudo, riversato sugli spaghetti e senza nemmeno un po' di formaggio. Allora si era tutti amici o così mi sembrava, perché noi bambini lo eravamo e capitava spesso di cenare,pranzare e soprattutto di fare merenda con i bambini dei vicini. Tornando alla focaccia bianca,nella città dove vivo viene fatta apposta così alta per farcirla con profumatissima mortadella e provoline.Qui si chiamano così certe mozzarelline grandi più o meno quanto un uovo e che si sciolgono in bocca. Faccio un rapido riepilogo di ciò che ho comprato, quindi vado alla cassa e dalla cassiera con cui è inevitabile scambiare due chiacchere.
-Come sta tua madre,Anto'? -Dice lei.
-Bene, grazie.Ha cominciato a leggere la vita di san Francesco.E la tua bambina? -
-Sta con mia madre dietro il banco delle focacce.-
-Sono stata là, non l'ho vista. -Peccato! È una gioia guardare la tua bebè. Ciao, Angela.Vado,sto' in pensiero se lascio mia madre troppo a lungo da sola.
-Ma' , sono tornata, dove sei? -
-Sono qua- dice mamma dalla sua stanza.
-Ng' hai mise nu belle pic!-
-Ma', il tempo di fare la spesa. Che stai facendo? -
Chiedo sedendomi sul divano della sua stanza.
-Ie belle 'a vite di San Francesco. Mi face scurda' tutte cose. A cumincia' d'attanete.
-Meno male, così stai più serena.-
-Eh,figghia mia , non è facile quanne si è sofferto tanto! -
-Si,hai ragione. Mo' vado pure io a leggere qualcosa.-
-Non avissa legge pi chill'uocchie. -
Apro il PC e leggo degli articoli su internet; descrivono gli effetti collaterali dell'ipertensione arteriosa.Come se non li conoscessi! Leggo,caso mai ci fosse del nuovo.
Dalla strada mi arriva il brontolio minaccioso di un gatto,che certamente ha incontrato un rivale e vuole fargli sapere,buona non c'è trippa per altro gatto,che non sia lui stesso.
Accorro sul balcone:non posso farne a meno,quando sento un gatto,spero di vederlo all'opera. Mi affaccio e il piccolo mascalzone è invisibile.
Dalla pineta sulla destra del mio condominio sbuca un uomo.Ha percorso il viottolo in terra battuta,che l'attraversa e ora si dirige verso il cancelletto per accedere all'interno del mio condominio.Deve aver suonato a qualcuno, perché dopo un po' lo vedo passare sullo spiazzo di mattoni rossi tra il cancelletto e i portoni. Le terrazze dei primi piani nascondono alla vista di chi abita ai piani superiori i portoni dei quattro palazzi del condominio e questo mi impedisce di vedere se è entrato nel mio o in un altro portone. Abito al quinto piano. Sono fotofobica. Ho spesso gli occhi stanchi o peggio. Se esco sul balcone è per brevi periodi di tempo e con gli occhiali scuri. Guardo più lontano che posso, perché solo così il mio sguardo si distende. Quindi faccio difficilmente caso a chi entra ed esce dal cancelletto. A meno che non senta i gatti litigare.Allora guardo in basso tra le siepi e le yucche del giardino, sperando di assistere a qualche vicenda della loro vita. Ed è stato così che ho visto l'uomo.
Ha attirato il mio interesse,ma non saprei dire perché.Dall'alto non vedo il viso ma la testa di capelli ricci e disordinati.Sembra basso, tozzo ed ha qualcosa di familiare.
È vestito con un abito né chiaro né scuro, che anche dall'alto appare sciatto.
-Dove si sarà infilato? Mi chiedo.
-Nel mio portone?
Aspetto che esca e passa così un quarto d'ora.
Poi rientro in casa, può essere andato ovunque, da un amico magari ed è rimasto con lui a chiacchierare.
Sto apparecchiando per mia madre.Lei mangia verso le dodici e trenta,non ce la fa ad aspettare che mio marito Ciccio torni dall' ufficio per mangiare tutti e tre insieme. Vuole fare il suo riposino pomeridiano, che è preceduto dal pranzo.
Mia madre inizia a mangiare dicendo quasi sempre la stessa frase:
"È assai,Nene, è troppo! Quanne mu mange tut' cus ?
-Ma', ti faccio piatti sempre più piccoli. -
-Non sarà che non ti piace come cucino? -
-Ma no! Cucini meglio di me. Non tengo appetito. -
Ecco,questa è la frase che mi fa venire una specie di angoscia:non accetto che si possa non voler mangiare,poi mia madre è sempre stata una buona forchetta.
-Ma' " le dico " ho imparato guardando te. -
In tutto questo ho avvertito un fruscio,un grattare alla porta d'ingresso del nostro appartamento.
Il piccolo rumore è sparito subito dalla mia attenzione,presa come sono dalle chiacchiere di mia madre: è sempre stata capace di parlare e mangiare senza che una cosa interferisse con l'altra. Solo che da un po' è intervenuto un elemento,la tosse,che all'improvviso blocca ambedue le attività.Evidentemente nemmeno lei riesce a fare tre cose insieme.
Mi sono accorta da tempo che la tosse di mia madre insorge quando ingerisce liquidi. Ho pensato che potesse essere qualche malattia della tiroide a provocare il disturbo. Così l'ho fatta visitare da un endocrinologo e in effetti la visita,gli esami hanno rivelato una sindrome di Plummer, l'ha definita il medico. Niente di davvero preoccupante,dice lui,tranne il fastidio della tosse e i controlli annuali. Terminato il pranzo,mia madre se ne va in camera sua e mentre aspetto che mio marito,raggio di sole,torni dall'ufficio,mi vengono in mente i rumori che ho sentito poco prima dietro la porta.
-Doveva essere Chiarlie o la gatta di Rebecca. -Mi dico.
Di tanto in tanto i due animali mi fanno visita. Separatamente, certo! Non so come facciano a sfuggire ai loro padroni, però è successo che vengano dietro la mia porta. Chiarlie è molto silenzioso e in tanti anni di incontri in ascensore o a passeggio con il suo padrone ,l'ho sentito abbaiare solo una volta.Mi segnala la sua presenza dietro la porta grattando e battendo con la coda. Gli apro e mi fa le feste senza abbaiare naturalmente. Tutti i pois neri del suo mantello elegante ballano.Poi mi fissa implorante e mantenendo sempre la sua dignità,rimane,con grande eleganza,in attesa.So io di cosa! Biscotti.Ho una provvista di biscotti per cani.Lui mangerebbe molto più volentieri quelli degli umani,ma deve accontentarsi dei suoi: non voglio certo subire la disapprovazione del suo padrone.La gatta di Rebecca invece, quando viene a trovarmi si fa sentire: miagola e appena le apro si struscia contro lo stipite della porta e anche contro le mie gambe, immagino per ricevere carezze.Poi va in cucina,annusa l'aria e finisce che da ferma salta sul top del piano cottura.Queste prodezze acrobatiche mi stupiscono sempre e così non posso sgridarla. Come si fa a sgridare la perfezione? La gatta di Rebecca lo sa,mi guarda con i suoi grandi occhi vacui e lo sa, perché mi legge nel pensiero.
-Si,doveva essere uno di loro due. -Mi convinco.
Il pomeriggio segue in varie faccende affaccendata. Alla fine in un modo o nell'altro arriva il momento di andare a letto e con esso la distensione della mente,che segue quella del corpo. Ci sono sere però in cui tutto questo rilassamento latita e al suo posto si ripresenta l'elemento disturbante, che hai voluto ignorare durante tutto il giorno, sotto forma di ricordo improvviso: il fruscio, il raspare dietro la porta.
L'attesa
Mi alzo inquieta, come un gatto a cui abbiamo accarezzato il pelo al contrario,dopo una notte con vari risvegli.
Vado in bagno e
Al mattino capelli come serpi
Evocano Medusa nello specchio
Vera fortuna è il mio sguardo
Non terrifico che mi risparmia
Di essere impietrita da me stessa
Con sollievo un pensiero mi attrae
Quel destino io evito comunque
Medusa è innocua nello specchio.
Mi capita di tanto in tanto di essere attraversata da parole e immagini che si fondono nella mente, formando piccoli componimenti, che devo assolutamente comunicare almeno a una pagina bianca.
Dopo l'intervallo di assenza dalla mia realtà riprendo la routine. Ciccio mi aspetta con il caffè in soggiorno. È un momento tutto per noi. Mia madre dorme ancora. Guardiamo il telegiornale e i nostri commenti sulle vicende nazionali e i vari personaggi televisivi sono irripetibili. Poi dopo qualche tenerezza indispensabile,ognuno va per la sua strada: Ciccio in ufficio e io su internet.
Le strade del web sono incessantemente piene di intoppi, distrazioni, quando non addirittura di agguati veri e propri. Per continuare a lavorare a un certo punto della mattinata ho bisogno di un qualche genere di coforto.Decido per un altro caffè. Attraversando l'ingresso per andare in cucina vedo un foglio rosso ripiegato a terra. Lo raccolgo,lo apro e leggo "Sto pensando al tuo futuro" .
Una risata incoercibile mi esce dalla gola.
-Uh! -
-Chi è che può pensare al mio futuro,Dio? -
-Non credo però che mi manderebbe un avviso cartaceo. -
Afferro il foglio e lo nascondo tra le pagine di un libro.
Mi viene in mente che sono settimane che si ripete la telefonata del martedì.
-Nene' ! -
Chiama mia madre perentoria dalla sua stanza.
-Si, ma', arrivo. -
-Buongiorno,mammì.Hai dormito bene? -
-Mah,sacce! C'era uno ca mi tirave e i' no' bulia sci' ! -
-T'agge sintute rire. -
-'Na cosa alla televisione.L'accendo pure a te? -
Le dico riferendomi alla TV della sua stanza.
-No,mo' vado in bagno,poi faccio colazione e poi mi metto a fare le presine. Però non m'arricorde come si fa il punto a ventaglietti. -
Mia madre alterna il dialetto all'italiano.
Le dico
-Me lo ricordo io come si fa,poi ti faccio vedere. -
Quindi dopo le doverose abluzioni e la colazione con latte, biscotti e marmellata mia madre ha cominciato le presine e io le ho fatto da assistente ricordandole come fare il punto a ventaglietti.
Non c'è niente come l'uncinetto con mia madre,per parafrasare un personaggio di Agata Christie, che pero' si riferiva ad una tazza di tè, per aggiustare qualunque cosa.
Il biglietto rosso è sempre ben presente nella mia mente,ma dopo la sessione di uncinetto,mi è venuto in mente, che il cordless dove ricevo "La quinta di Beethoven " ha il "chi è".
-Come ho fatto a dimenticarmene? Mi dico.E la risposta è che non si fa più caso a ciò che si vede tutti i giorni.
Telefona pure, stavolta sei fritto! Penso. Però prevale il mio buon cuore e decido,che chiunque lui o lei sia,se è disposto a parlare e a dare una buona giustificazione del suo bizzarro comportamento e chiede scusa,lascerò correre.
Naturalmente per me è chiaro che chi mi telefona e chi ha lasciato il biglietto sono la stessa persona.
È un altro martedì. Faccio finta di niente, evito di pensare alla probabile telefonata,ma ho le orecchie tese. Le ore passano nelle occupazioni di ogni giorno.
È ormai sera e la sinfonia telefonica non si è fatta sentire nel mio cordless. Mi sento sollevata, penso che questa piccola sgradevole esperienza sia finita:il burlone o la burlona ha desistito. Magari non ha trovato più divertente lo scherzo o la sua vita ha richiesto maggiore attenzione o è stato/a arrotato/ a da qualche auto,mah!